giovedì 30 dicembre 2010

Timpa di Acireale

A partire da almeno 220.000 anni fino a circa 110.000 anni fa l’attività eruttiva si concentra lungo la costa Ionica in corrispondenza del sistema di faglie dirette denominato delle Timpe (vedi sito INGV). La continua sovrapposizione delle colate laviche nell'area della Timpa di Acireale ha portato, nel tempo, alla formazione di una prima struttura vulcanica di tipo scudo estesa per almeno 15 km in direzione NNO. Oggi rimane un sistema di imponenti scarpate che, malgrado la forte antropizzazione a volte deleteria in quanto non governata da una politica lungimirante, presenta tratti di sicuro fascino. Per saperne di più visitate la sezione "I miei sentieri" di www.etnanatura.it.

domenica 26 dicembre 2010

Gancia Chiancone


Novemila anni fa un collasso gravitazionale di immane portata fece sprofondare i crateri del trifoglietto creando un'enorme vallata: la valle del Bove. I processi alluvionali che seguirono determinarono montagne di detriti che formarono la timpa del Chiancone, fra Pozzillo e Riposto. Per saperne di più visitate la sezione "I miei sentieri" di www.etnanatura.it.

lunedì 13 dicembre 2010

La Sicilia chiude le oasi

DALLE Saline di Trapani, sottratte al bracconaggio e a ogni genere di speculazione, a Torre Salsa, la spiaggia nell'Agrigentino salvata dal progetto di un villaggio turistico, passando per Monte Pellegrino e Capo Rama, nel Palermitano, e Vendicari, a Siracusa. Rischiano di chiudere i battenti, le riserve naturali siciliane. Un taglio netto ai contributi della Regione per 73 siti naturalistici di rara bellezza mette in ginocchio aree uniche al mondo. E apre al rischio di nuovi assalti a porzioni di territorio che sembravano ormai al riparo dall'abusivismo e dai cacciatori di frodo.

"È il contributo della Sicilia all'anno mondiale della biodiversità" accusano, con sarcasmo, Angelo Dimarca di Legambiente e Giacinto Milazzo, coordinatore dei novanta lavoratori delle riserve che prestano servizio per conto di associazioni ambientaliste. A rischiare di più sono proprio le ventisei riserve gestite per la Regione da sigle storiche come Legambiente, Wwf, Italia Nostra, Lipu, Cai, Gruppo ricerca ecologica, Rangers... Tutte associazioni che si sono già viste ridurre il contributo regionale del 40% e che, nel 2011, lo vedranno diminuire di un altro 30%.

"Tra un anno - punta il dito Dimarca - saremo passati dai 5 milioni e mezzo di euro del 2009 a un milione e mezzo scarso. Una somma che non basta neanche lontanamente a tenere in vita le riserve, a respingere le azioni 'di disturbo' o a fronteggiare il vandalismo". Ma già oggi l'attività di gestione è alla paralisi: "Le visite guidate come la sorveglianza - spiega Dimarca- le iniziative di sensibilizzazione e di educazione ambientale e la valorizzazione dei territori, la conservazione degli ambienti naturali e la divulgazione naturalistica. Eppure, la Regione potrebbe attingere a 140 milioni di fondi europei previsti per questi scopi, ma nessuno, negli uffici competente, lavora a progetti specifici".

I primi a fare le spese dei tagli, varati dalla giunta del presidente autonomista Raffaele Lombardo, sono stati i novanta dipendenti delle associazioni, che non percepiscono gli stipendi da luglio. E che domani protesteranno, per la quinta volta nel giro di un mese, davanti alla sede dell'Assemblea regionale, chiedendo una serie di emendamenti per salvare le oasi e i posti di lavoro. Dalla loro parte, una ventina di esperti e accademici di tutte le discipline naturalistiche, autori di un appello alle istituzioni locali: "Le riserve naturali gestite dalle associazioni ambientaliste sono già a un passo dalla chiusura per mancanza di fondi; eppure hanno garantito in questi anni importanti risultati in diversi settori, e costituiscono spesso fondamentali presidi di legalità in contesti difficili", scrivono.

Nella vicenda non mancano i paradossi. "Per esempio - fa notare il presidente di Legambiente Sicilia Mimmo Fontana - quello della società regionale Biosphera, cui l'assessorato Territorio e ambiente assegna ogni anno 2,5 milioni per effettuare lavori nelle stesse aree protette che rischiano la chiusura. Per salvare le ventisei riserve basterebbero 1,7 milioni, meno del contributo per Biosphera".

"Quasi sempre, dietro alla nascita di una riserva - aggiunge Anna Giordano del Wwf, Goldman Environmental Prize (il "Nobel" dell'ambiente) nel '98 - c'è una storia di contrasto alla criminalità. Dalle Saline di Trapani, preda di bracconieri e speculazioni varie, a Capo Rama, dove il riconoscimento regionale ha bloccato lottizzazioni e discariche. Un passo indietro della Regione significherebbe far tornare in pista mafie e abusi".

da www.repubblica.it

sabato 4 dicembre 2010

Gli alberi secolari. Le querce.


L'Ilice Carrinu, detto anche Ilice Pantanu, ed il Cerro di Monte Fontane sono le due querce più grandi e più vetuste dell'Etna. Il primo, vecchio di 600 anni, ha un'altezza di 18 metri ed una chioma ampia più di 600 metri quadrati, il secondo, vecchio di 400 anni, ha anch'esso un'altezza di 18 metri mentre la chioma supera i 400 metri quadrati. Per saperne di più visita la sezione "Alberi secolari" di www.etnanatura.it.