martedì 6 agosto 2013

Fine aggiornamenti

Questa pagina non viene più aggiornata.
Tutte le news sono ora presenti sull'homepage di www.etnanatura.it e nella sezione news: http://www.etnanatura.it/news/

domenica 28 luglio 2013

I numeri di etnanatura

Ho sempre pensato che i numeri siano importanti. Dietro ad ognuno di essi spesso si nascondono la fatica, la passione e l'impegno. Ed è per questo che vi voglio presentare i numeri del sito www.etnanatura.it sperando che ciò possa invogliarvi a visitare con assiduità il "nostro" sito.
Ad oggi nel sito trovate 255 sentieri con indicazioni e mappe nei vari formati, 250 luoghi catalogati, 53 paesi dell'Etna e 16 suddivisioni tipologiche. Ritrovate ancora 392 link a sentieri proposti da altri siti.
Ed ancora: 395 piante e fiori catalogati, 16.259 foto, etc etc.
Oggi, alle 19.00, abbiamo avuto 3.122 persone che hanno visitato le pagine di etnanatura, che portano il totale del mese di Luglio a più di 62.000 visitatori e dell'anno 2013 a più di 340.000. Il totale dei visitatori di etnanatura (per lo meno da quando abbiamo iniziato la "conta") ammonta a più di 1.180.000 persone.
Per avere i numeri in tempo reale potete cliccare sul seguente link:
http://www.etnanatura.it/statistiche.php


martedì 23 luglio 2013

Chiesa dei santi Pietro e Paolo

La chiesa originaria risaliva presumibilmente all’incirca al 560 Fu in seguito completamente distrutta dagli arabi e quindi ricostruita nel 1117.
Secondo alcuni storici locali la chiesa si trovava sulla riva destra della valle d’Agrò dove ora si trovano alcuni resti archeologici in località Scifì.

Il conte Ruggero II in viaggio da Messina a Palermo fa una sosta in scala S. Alexii e cioè al castello di Sant'Alessio Siculo. In tale circostanza viene avvicinato dal monaco basiliano Gerasimo, il quale chiede al sovrano la facoltà e le risorse per riedificare (erigendi et readificandi) il monastero sito in fluvio Agrilea. La richiesta venne prontamente accolta e il monaco Gerasimo di San Pietro e Paolo si adoperò immediatamente a far erigere il tempio.
La chiesa molto probabilmente subì dei gravi danni nel 1169 a causa del fortissimo terremoto che quell'anno squassò tutta la Sicilia orientale. Fu quindi ristrutturata e rinnovata nel 1172 dall’architetto (capomastro) Gherardo il Franco come si può dedurre dall’iscrizione in greco antico posta sull’architrave della porta d’ingresso: “Fu rinnovato questo tempio dei SS. Apostoli Pietro e Paolo da Teostericto Abate di Taormina, a sue spese. Possa Iddio ricordarlo. Nell’anno 6680. Il capomastro Gherardo il Franco”. L’anno 6680 corrisponde nella cronologia greco- bizantina appunto al 1172 in quanto gli anni si computavano dall’origine del mondo che, per i greco-bizantini, risaliva a 5508 anni prima della venuta di Cristo.

Ha l’aspetto di una chiesa fortificata con il classico orientamento della parte absidale ad est. Il suo aspetto ed il coronamento di merli indicano senza dubbio la funzione di fortezza che ha dovuto sostenere nei vari secoli. Ha caratteristiche molto simili a quelle che si possono riscontrare nelle grandi cattedrali coeve di Cefalù e Monreale. Architettonicamente si può certamente definire come una sintesi dello stile bizantino, arabo e normanno. Un sincretismo culturale che ha prodotto un'opera architettonica che a detta di alcuni studiosi potrebbe rappresentare il primo esempio di protogotico.  (Notizie tratte da Wikipedia)
Siti Etnanatura:

sabato 20 luglio 2013

Castello di Forza d'Agrò

Il castello di Forza d'Agrò è una fortificazione edificata, sulle rovine di una preesistente fortezza, nel sec. XI dai Normanni. Si accede tramide una lunga e ripida scalinata in pietra. Nel 1595 venne restaurato ad opera dei giurati e dei deputati del paese. All'interno della cinta muraria sono visibili i resti della chiesa del S.S. Crocifisso, i magazzini delle granaglie e gli alloggiamenti dei soldati. Nel 1676, durante la Rivolta antispagnola di Messina, il castello rimase fedele alla Spagna, per questo venne assediato e conquistato dai francesi; questi lo misero sotto la giurisdizione militare di Savoca che poco prima aveva capitolato un vantaggioso armistizio con gli stessi francesi. Proprio durante quel periodo travagliato, si consumò nel castello un feroce massacro, ordito da don Antonio de Hox, nobile francese e capitano del castello, fermamente intenzionato a diventare signore di Forza d'Agrò. Lo stesso don Antonio, dovendo consegnare al fratello Giacomo il comando del castello, lo attirò dentro il maniero con la scusa di una cena di benvenuto, in occasione della quale ci sarebbe stato il passaggio delle consegne. Giacomo, non sospettando nulla, vi si recò con i suoi famigliari; dopo una succulenta cena, don Giacomo De Hox ed i suoi famigliari vennero uccisi e fatti a pezzi dagli sgherri di don Antonio. Era la notte del 24 luglio 1676. Per non attirare sospetti sulla sua persona, Antonio De Hox fece spargere la voce che il fratello aveva deciso di lasciare nottetempo il castello. I cadaveri delle vittime, a quanto sembra, non vennero più ritrovati. Ai primi dell'Ottocento, il castello venne occupato dalle truppe inglesi, le quali vi apportarono alcune modifiche architettoniche. Dal 1876, per circa 100 anni è stato adibito a cimitero comunale. Purtroppo, come tante risorse culturali della nostra regione, si trova in uno stato di profondo degrado che si è creduto attenuare rendendo inaccessibile il maniero.

(notizie storiche tratte da Wikipedia)

domenica 7 luglio 2013

Demolizione

Etnanatura chiede che si proceda immediatamente alla demolizione del mostro che abbrutisce in maniera irrimediabile la timpa di Acireale.

domenica 30 giugno 2013

Monte Nero delle Concazze

Il nero delle lave che battezzano il monte contrasta nettamente col verde brillante delle macchie di ginepro, col rosa delicato dei fiori di spino santo (Astragalus siculus) e col bianco dell'ultima neve, è l'essenza dell'Etna, la montagna dei contrasti.

domenica 23 giugno 2013

Dagale lunghe e quercia di Panzazza

Vi propongo un altro sentiero che attraversa Pianobello. Dal rifugio si percorre una facile trazzera che ci permette di ammirare la zona bassa della valle del Bove. Lungo il sentiero trovate una splendida quercia secolare "A cezza di Panzazza".

Dagale lunghe.
Quercia di Panzazza.

lunedì 17 giugno 2013

Grotta del gelo

I sentieri che conducono alla grotta del gelo sono sicuramente fra i più affascinanti dell'Etna. Attraversare Piano dei dammusi con le sue lave a corda che disegnano fantasmagorici ghirigori, incontrare il Monte dei morti dove le lave sembrano i corpi di cadavere affastellati, sono esperienze uniche che solo l'eterogeneità unica dei paesaggi etnei può offrirci.
Il primo sentiero parte dal rifugio Brunek per arrivare alla fantastica grotta dei lamponi dove lame di luce  si rifrangono all'interno della grotta nella neve penetrata dai pozzi di luce. Si continua fra innumerevoli colate laviche attraversando dagale di verde fino al monte dei morti. Si arriva alla grotta di Aci e, infine, alla meta.
Il secondo sentiero si diparte da piano Provenzana, attraversa Monte nero con la magnifica bottoniera di crateri, arriva al rifugio Timparossa dal quale si devia per inoltrarsi in un fresco bosco che ci riconduce al Piano dei Dammusi.


martedì 11 giugno 2013

Roverella Cugnu di Mezzu

Lungo il costone di Cugnu di mezzu s'insinua la Scalazza, un antico sentiero a gradoni che era utilizzato dai contadini di Zafferana per raggiungere i boschi dell'Etna. Sul bordo della Scalazza, s'affaccia sul precipizio sottostante una vecchia e maestosa roverella.
http://www.etnanatura.it/sentieri/sentieri.php?nome=Roverella_Cugnu_di_Mezzu

domenica 9 giugno 2013

Pietra Barca

Un sentiero per immergersi nel verde della Valle San Giacomo alla scoperta dei pozzi e dei ruscelli che scorrono fra le pieghe della valle. Per chi non soffre di claustrofobia è inoltre possibile percorrere la galleria artificiale che attraversa il monte alla ricerca della vena d'acqua.

domenica 2 giugno 2013

Grotta degli archi

La Grotta degli Archi è un bell'esempio di apparato eruttivo che presenta un cono di scorie, formatosi sulla frattura eruttiva, un canale ed un tubo di scorrimento che si sviluppano su due livelli sovrapposti. Il livello superiore, che parte dal cono di scorie, è costituito da un bel canale di scorrimento a cielo aperto, chiuso in alcuni tratti da archi di roccia (da cui il nome della cavità). Questo livello è lungo circa 350 m. Al di sotto di questo, si trova un tubo di scorrimento che è ostruito, nella parte centrale, per il congiungimento del pavimento con la volta ed è accessibile dalle due estremità. L'accesso superiore, che si trova in corrispondenza dell'arco di roccia formatosi a ridosso del cono di scorie, è costituito da uno scivolo che dà accesso al tratto della grotta di scorrimento lungo circa 100 m. Un altro scivolo, a valle del primo arco di roccia, dà invece accesso, dal basso, al tratto di tubo di scorrimento, a valle dell'ostruzione, e che è possibile risalire per circa 70 m, superando anche un salto di circa 3 m. Si ha notizia dell'uso, nel passato,
della cavità come deposito di neve.
Da CSE Catania - Renato Bonaccorso e Roberto Maugeri

http://www.etnanatura.it/sentieri/sentieri.php?nome=Grotta_degli_archi

giovedì 30 maggio 2013

Meglio non sapere?

161.829 tra morti e feriti a Catania e 136.000 senza tetto.
Praticamente tutta la città sarebbe cancellata d’un colpo se si dovesse ripetere un terremoto della stessa intensità di quello del 1693.
E’ quanto emerge dall’inchiesta di Fabrizio Gatti, Un paese sull’orlo del sisma. Un anno dopo le scosse in Emilia, dossier choc sul rischio di terremoti, pubblicata su L’Espresso del 25.5.2013.
In cosa consiste la novità? Per la prima volta si getta uno sguardo sulla Banca dati realizzata dal Servizio sismico nazionale, utilizzando un criterio nuovo.
In essa, infatti, i parametri di progettazione antisismica non sono definiti solo sulla base di un mero calcolo probabilistico, che tiene conto cioè solo della frequenza statistica dei terremoti, ma sono calibrati sull’intensità massima dei terremoti già avvenuti nel passato e sono correlati con il patrimonio edilizio e la situazione urbanistica attualmente esistente.
In tal modo la qualità delle costruzioni diventa una variabile decisiva assieme alla densità abitativa, alla vulnerabilità degli edifici in base all’anno di costruzione e al materiale utilizzato, all’altezza dei palazzi e alla distanza fra di loro.
Esiste dunque una scheda per ogni comune con tutte le previsioni necessarie per valutare gli effetti di un terremoto: numero di crolli, case inagibili, abitazioni danneggiate, percentuale di crolli sul totale, ecc.
Ciò spiega le drammatiche previsioni che riguardano Catania: sommando assieme l’edilizia povera di molti quartieri della periferia storica, gli esiti criminali della speculazione edilizia degli anni ’60 e l’imperversare dell’abusivismo delle nuove periferie, non si può non arrivare a quelle conclusioni. E non parliamo della situazione di molti edifici pubblici e di molte scuole in particolare.
La mappa di pericolosità attualmente adottata invece dalla Protezione civile, e quindi dai Comuni, è risultata in effetti inattendibile già diverse volte perché basata su un approccio probabilistico, cioè sulla probabilità più o meno alta che un terremoto si ripeta nel tempo.
L’Emilia, secondo la mappa, era classificata come zona a bassa pericolosità e a un terremoto di 6.2 era stato assegnato un tasso di probabilità ogni 700 anni; ma questa è solo una probabilità perché in effetti l’evento si può verificare in qualsiasi momento. Lo stesso inconveniente si era verificato con il terremoto in Irpinia del 1980.
La stessa Protezione civile sembra sottostimare il rischio e sembra abbastanza diffusa l’inconsapevolezza dei politici, dei funzionari addetti alle eventuali emergenze e delle popolazioni.
Eppure si calcola che tra il 1968 e il 2009 la gestione dell’emergenza e la ricostruzione sia costata 135 miliardi di euro, l’80 % dei quali sono stati destinati solo agli esiti delle calamità (risarcimenti, ricostruzioni) mentre non è mai stata avviata una seria politica di messa in sicurezza del territorio.
Molti paesi non hanno un Piano comunale di protezione civile per le emergenze e quelli che ce l’hanno non lo hanno mai fatto conoscere ai cittadini e meno ancora lo hanno mai sperimentato con esercitazioni serie, per cui in caso di emergenza, i cittadini non saprebbero dove raccogliersi e i soccorritori dove portare i feriti.
Per essere più concreti basta fare riferimento alla simulazione di una scossa di magnitudo 7 nell’Appennino meridionale. Essa produrrebbe 11000 morti e 15000 feriti, mentre la stessa scossa in Giappone produrrebbe solo 50 morti e 250 feriti. La differenza è dovuta alle tecniche di costruzione e agli investimenti nella prevenzione.
Oltre che sperare nello stellone (ma fino a quando?) non sarebbe il caso che i nuovi amministratori mettessero all’ordine del giorno la questione?
Da http://www.argocatania.org

martedì 28 maggio 2013

Priorato di San Giacomo

«Prioratus sancti Iacobi de nemore», così lo troviamo indicato per la prima volta in un prezioso volume del 1372 - 1392, conservato nell'Archivio della Curia Arcivescovile di Catania. Il primo documento in cui si parla del Priorato è datato 27 febbraio 1387. In quella data Simone del Pozzo, Vescovo di Catania, concede ai monaci di San Giacomo del Bosco di poter fondare una "grangia" in contradadelli muri antiqui, dietro il monte Serra di Viagrande. Il Priorato esisteva quindi già nel 1387, e se lo si vuole ritenere coevo agli altri numerosissimi monasteri benedettini sorti alle falde dell'Etna nel Medioevo, si può azzardare l'ipotesi che la sua costruzione risalga al secolo XII. Da una bolla papale firmata da Eugenio IV nel 1443 si apprende che l'annessa chiesa di S. Giacomo era sacramentale e parrocchiale, il che fa presumere che fosse frequentata da un primo nucleo di abitanti sorto attorno al monastero. Sempre dalla bolla papale si ricava che detta chiesa conservava le reliquie di S. Giacomo e che ogni anno, il 25 luglio, il Priorato si popolava di pellegrini provenienti da tutta la Sicilia per la festa del Santo. La vita comunitaria del Priorato finì nel 1464, quando il vescovo Guglielmo lo annesse alla dignità di Decanato del Capitolo della Cattedrale, riducendolo di fatto a puro beneficio. Rimarrà però aperta al culto la chiesa di S. Giacomo, almeno fino al 1677. Molto probabilmente la chiesa andò distrutta nel terribile terremoto del 1693. Il Priorato si trovava con certezza collocato all'interno della svasatura della valle non a caso denominata "San Giacomo", a monte di Zafferana. Sui ruderi del monastero e della chiesa sorse una villa padronale di proprietà privata, tutt'oggi esistente. 
Da "Il Priorato di S. Giacomo e Zafferana Etnea" di G. Pistorio.

domenica 26 maggio 2013

Da Pianobello a Piano dell'Acqua

L'Ilice di Carrinu è senz'altro uno fra gli alberi più affascinanti dell'Etna. Si tratta di un magnifico leccio con i rami talmente lunghi da renderlo l'albero più grande del mondo per estensione. A differenza di altri giganti secolari etnei, si trova inoltre immerso in un ambiente naturale incontaminato il che ne esalta il fascino. Il sentiero che vi proponiamo oggi congiunge due fra le più belle vallate dell'Etna (Pianobello e Piano dell'Acqua) e incontra, a metà percorso, l'ilice.

http://www.etnanatura.it/sentieri/sentieri.php?nome=Pianobello_Piano_dell_Acqua

martedì 21 maggio 2013

Monte Grosso

Sul sentiero per monte Gemmellaro si ritrova monte Grosso. Se avete programmata una serena passeggiata familiare lontano dai luoghi affollati dai gitanti delle domenica, nella tranquillità di una fresca pineta, col confort di un'area attrezzata e percorrendo un sentiero che non pone nessuna difficoltà neanche al più pigro della famiglia, il posto ideale è senz'altro monte Grosso.




domenica 19 maggio 2013

Monte Gemmellaro

"Nel partire di re Martino con tutte queste genti dalla città di Trapani, si mosse un terribile terremoto in Mongibello, d'onde poi usci tanta quantità di foco...".

Questo è l'incipit del racconto di Federico de Roberto della terribile eruzione del 1886 che diede vita a monte Gemmellaro. Il percorso che conduce al monte, nell'attraversare innumerevoli colate laviche, è una specie di libro della storia geologica dell'Etna. Gli enormi canaloni che si dipartano dal Gemmellaro danno ancora oggi un'idea della fenomenale potenza dell'eruzione del 1886.

Sentieri:

sabato 18 maggio 2013

Fra storia, leggenda e mistero. Le chiese antiche.


Il terremoto dell’11 gennaio del 1693 viene ricordato come il più immane evento sismico mai registrato in Italia in periodo storico. Provocò la distruzione di oltre 45 centri abitati e la morte di più di 60.000 persone. Pochissime furono, in territorio etneo, le chiese che resistettero al sisma e quasi tutte riportarono seri danni.
Fra queste, prima per vetustà e fascino, la piccola basilica di San Giovanni, bagnata dal ruscello Catalfaro nei pressi di Palagonia. Si tratterebbe di un edificio risalente al periodo bizantino intorno al V secolo. Oggi restano a testimonianza alcune arcate e dei pilastri. Meglio conservata la cuba di Castiglione dedicata a Santa Domenica, sorse probabilmente tra il 775 ed i primi anni dell’800, dopo la morte dell’imperatore Costantino V figlio dell’imperatore Leone III° detto l’Isaurico. Un’altra Cuba, più piccola e dalla struttura più tozza, ma non per questo meno interessante, è quella di Malvagna anch’essa edificata, molto probabilmente, intorno al VII secolo. Sempre in epoca bizantina fu costruita la cuba di Santo Stefano a Dagala, frazione di Santa Venerina, oggi soffocata e nascosta dall’edera che rischia di compromettere definitivamente la stabilità dell’edificio. Ma, per mistero e fascino, meritano una citazione particolare i resti dell’abbazia del SS. Salvatore della Placa detta Badiazza. Nel 1092 il conte Ruggero D’Altavilla, trovandosi a transitare per i boschi della Placa, incontrò l’Anacoreta Cremete. Affascinato dalla figura dell’eremita ordinò che venisse costruito un monastero basiliano e affidò la direzione proprio a Cremete che ne divenne il primo abate.


Link sei siti:


mercoledì 15 maggio 2013

L'Unesco e l'Etna: e ora?

Fra circa un mese, nella lontanissima Phnom Penh in Cambogia, anche l’Etna entrerà a far parte della lista dei siti naturalistici considerati dall’UNESCO patrimonio dell’umanità. La notorietà, l’importanza scientifica e i valori culturali ed educativi del sito sono le principali motivazioni che sono state riconosciute come portatrici di significati di rilevanza globale.
Non sarà tutta l’area dell’attuale Parco a rientrare in questo riconoscimento ma solo la zona A, cioè l’area sommitale del vulcano, circa 20mila ettari sui 59mila complessivi. Ma già il primo problema da risolvere sarà l’accesso a questa zona, dato che a tutt’oggi esiste un divieto per motivi di sicurezza.
E adesso cambierà qualcosa nella gestione di questo immenso ed eccezionale patrimonio? Riuscirà l’Ente Parco, istituito nel 1987 e a cui continuerà ad essere affidata la gestione, ad avere una presenza diversa da quella burocratica e imbalsamatrice che ha esercitato finora?
Rientrare nella lista Unesco non significa infatti appendersi solo una medaglietta al petto e buonanotte ma potrebbe aprire alla possibilità di attingere a nuovi finanziamenti anche da parte dell’Onu, dell’Unione europea e ministeriali.
Questi però non arriveranno a pioggia ma solo a fronte della capacità di presentare progetti seri nel campo della conservazione del bene e della sua fruizione e in quello dell’educazione ambientale.
Per poter usufruire dei finanziamenti previsti occorre infatti redigere un ‘piano di gestione’ con cui vengono definite “le priorità di intervento e le relative modalità attuative, nonché le azioni esperibili per reperire le risorse pubbliche e private necessarie, (…) oltre che le opportune forme di collegamento con programmi o strumenti normativi che perseguano finalità complementari, tra i quali quelli disciplinanti i sistemi turistici locali e i piani relativi alle aree protette.”
Recita così l’art. 3 della legge 20 febbraio 2006 n.77, Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella «lista del patrimonio mondiale», posti sotto la tutela dell’UNESCO.
Certo, la situazione di partenza è pochissimo allegra. Cosa ci si può aspettare infatti da un Ente politicamente lottizzato che esce da un lungo periodo di commissariamento, che brucia tre quarti delle sue risorse per le spese di personale e di gestione, che non ha un suo corpo di guarda parchi, che non riesce a coordinare il problema della gestione dei rifiuti, che è stato capace di piantare un esagerato numero di cartelli superflui tranne quelli utili per il turista -come quelli della sentieristica-, con un sito internet nel quale le notizie che interessano gli appassionati della montagna bisogna cercarle con il lumicino e dal quale non risulta neanche l’esistenza di un organismo scientifico -sia pure di consulenza-, che possiede sul suo territorio, ma non riesce a gestire, una notevole quantità di immobili utili per l’escursionismo?
Con questo ulteriore riconoscimento, comunque, Catania sarà probabilmente una delle province a più alta concentrazione di riconoscimenti Unesco del mondo.
Sembra incredibile, ma è così perché vi è già inserita in quanto parte del distretto delle città del Barocco, riconoscimento ottenuto nel 2002, ma anche perché una delle sedi storiche dell’Opera dei pupi (inserita nella lista dei beni immateriali nel 2008) e perché rientra fra le regioni in cui si coltiva la tradizione della Dieta mediterranea (inserita nella stessa lista nel 2010). Probabilmente neppure molti catanesi ne sono informati.
Ma è anche tutta la Sicilia centro-orientale ad essere ampiamente rappresentata fra i beni Unesco. Ne fanno anche parte infatti anche la Valle dei templi di Agrigento e la Villa del Casale di Piazza Armerina (fin dal 1997), le isole Eolie (dal 2000) Siracusa e Pantalica (dal 2005).
Questa profluvie di riconoscimenti, però, ha modificato in noi siciliani la considerazione che dovremmo avere per tutta questa ricchezza; ha, in qualche modo, influito sulla loro appropriata valorizzazione turistica? Senza voler essere criticoni a tutti i costi, non ci sembra.
A Catania è stata distrutta anche l’unica targa, nei pressi di piazza Duomo, che informava del riconoscimento ottenuto e, a nostra memoria, nessun Ente pubblico, in questi undici anni, ha mai avviato una seria politica di progettazione e di promozione dell’immagine della città, come strumento per ricavare tutti i possibili vantaggi che potrebbero derivare dai riconoscimenti ottenuti.
Esiste anche una Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale UNESCO che ha come scopo “la programmazione, il coordinamento e la realizzazione di attività dirette alla protezione e alla valorizzazione del patrimonio culturale e naturale rappresentato dai beni UNESCO”, ma, fra i comuni siciliani, risultano farne parte solo quelli di Lipari, Noto, Piazza Armerina, Palazzolo Acreide, Sortino e Siracusa.
Il Comune e la Provincia di Catania si sono guardati bene dall’aderirvi. Non ne hanno bisogno. Sono capacissimi di non fare niente di buono da soli, loro.
Da http://www.argocatania.org/
Ecco il document dell'Unesco:
http://www.etnanatura.it/documenti/download/liberi/Unesco/Unesco_Etna.pdf

lunedì 13 maggio 2013

Monte Nero

Monte Nero nacque a seguito dell’eruzione del 1646. Nel 1923, alla base del monte, si formò un’impressionante bottoniera di crateri da cui si può accedere (ma solo se si è esperti speleologi)  all’Abisso di Monte Nero: il più grande sistema eruttivo in frattura rimasto sull’Etna ed uno dei meglio conservati. Circumnavigando il monte si ritrovano la grotta di Monte Nero e la grotta delle femmine di monte Nero (da non confondere con la più nota omonima che si trova più a nord). Si arriva quindi al rifugio Timparossa da cui si può ritornare indietro seguendo un nuovo percorso che lascia il monte sulla sinistra.
Indicazione sentieri:


martedì 7 maggio 2013

Cavasecca

Nella valle San Giacomo a Zafferana un itinerario minore, ma solo per la difficoltà minima, è quello che porta alle sorgenti di Cavasecca. Siamo in località Piano dell'Acqua e, quindi, non dobbiamo meravigliarci della presenza di una sorgente ferrosa che alimenta un ruscelletto. Alle spalle il ripido pendio di Cugnu di Mezzo dove s'inerpica la Scalazza. Maggiori informazioni sul sentiero Cavasecca su www.etnanatura.it.

sabato 4 maggio 2013

Fra storia, leggenda e mistero. Prima parte.


Con questo post iniziamo un viaggio nella storia dei popoli dell’Etna proponendovi dei siti sconosciuti ai più e che meritano una visita per il fascino e il mistero che racchiudono oltre che per le bellezze naturalistiche. Non si tratta di un percorso organico e risente molto di scelte personali e, spesso, arbitrarie di chi scrive.

Per il clima mite, la terra fertile, il mare pescoso i territori dell’Etna sono stati abitati fin dalla preistoria e di questi insediamenti restano numerose testimonianze.

Molte grotte si sono rilevate giacimenti di reperti di incommensurabile valore storico-etnico:

  1. Le grotte Petralia (dove gli archeologi hanno rinvenuto numerosi frammenti ceramici dell’età del Bronzo, utensili di selce, ossa di grossi mammiferi, vasi, sepolture con scheletri umani, recinti realizzati con sassi opportunamente disposti sul pavimento della grotta, entro i quali probabilmente l’uomo preistorico vi svolgeva riti d’iniziazione) e dei Roditori a Catania
  2. La grotta delle Femmine (dove sono stati rinvenuti frammenti ceramici attribuibili alla cultura di Castelluccio) a Castiglione in contrada Germaniera.

L’area archeologica Metapiccola ci riporta all’età del ferro e rappresenta la prima fase d’insediamento dell’area di Leontinoi.

Rocchicella dove nacque il mito siculo dei fratelli Palici, poi assorbito dalla cultura greca.

Le Grottitte di contrada Orgale che assomigliano alle grotte di Pantalica e dove è si ritrova un misterioso megalite di forma fallica.


Riepilogo dei siti:

  1. Grotta Petralia: http://www.etnanatura.it/sentieri/sentieri.php?nome=Grotta_Petralia
  2. Grotta dei Roditori: http://www.etnanatura.it/sentieri/sentieri.php?nome=Grotta_dei_roditori
  3. Grotta delle Femmine: http://www.etnanatura.it/sentieri/sentieri.php?nome=Grotta_delle_femmine
  4. Metapiccola: http://www.etnanatura.it/sentieri/sentieri.php?nome=Metapiccola
  5. Rocchicella: http://www.etnanatura.it/sentieri/sentieri.php?nome=Rocchicella
  6. Le Grottitte: http://www.etnanatura.it/sentieri/sentieri.php?nome=Grotticelle_di_Orgale
  7. Orgale: http://www.etnanatura.it/sentieri/sentieri.php?nome=Orgale
Segue.

lunedì 29 aprile 2013

Un milione!

Etnanatura.it ha superato un milione di accessi non esclusivi. Etnanatura è un sito non commerciale, gestito da una sola persona, senza pubblicità e senza alcuna finalità di tipo economico e commerciale. E' un piacere condividere con voi l'amore e il rispetto per la natura. Grazie di cuore!

domenica 28 aprile 2013

Monte Calanna

Il monte Calanna, che separa l’omonima valle dalla valle del Bove, è strettamente legato alla storia del vulcano. La seconda fase della storia geologica dell'Etna, iniziò infatti con eruzioni localizzate. Un primo apparato, denominato Etna antico o primordiale risulta formato da colate di lava, da prodotti di eruzioni esplosive e da depositi rimaneggiati. In questa fase si formò un primo grande strato vulcano, il Monte Calanna appunto, che ha cessato l’attività circa 80 mila anni fa. In seguito la valle ai piedi del monte costituì nei secoli un elemento di ricchezza per le popolazioni contadine dei paesi pedemontani dell’Etna fino alla catastrofica eruzione  del 1991. Da allora il monte Calanna si erge solitario in un mare di lava e costituisce una magnifica terrazza verso la valle del Bove. Maggiori informazioni nella pagina “Monte Calanna” di www.etnanatura.it.

giovedì 25 aprile 2013

Eclissi di luna

Conto alla rovescia per l'eclissi di Luna di giovedì 25 aprile. "Anche se sarà una eclissi parziale vale la pena vederla perché, tempo permettendo, si riuscirà lo stesso a scorgere il bordo lunare più prossimo all'ombra della Terra oscurarsi", osserva l'astrofisico Gianluca Masi, curatore scientifico del Planetario di Roma e responsabile del Virtual Telescope.

E' possibile seguire l'eclissi sul canale ANSA Scienza e Tecnica in diretta streaming con il Virtual Telescope, dalle 21,30 alle 22,50.

A rendere particolare l'evento sarà la luminosità della Luna, che il 25 aprile sarà piena. Visibile da tutta Europa, Italia compresa, l’eclissi sarà simile a quella parziale del 31 dicembre 2009, particolarmente spettacolare.

Un'eclissi si verifica quando la Luna entra nel cono d'ombra proiettato dalla Terra nello spazio, in questo caso l'eclissi è parziale perché il disco della Luna non entra completamente, ma solo parzialmente, nell'ombra della Terra. "Vale la pena non perdere lo spettacolo - sottolinea Masi - anche perché avverrà in un orario comodo". La Luna entrerà nel cono d'ombra della Terra alle 21,54 del 25 aprile e ne uscirà alle 22,21, il culmine del fenomeno sarà alle 22,07.
Da Ansa.it

Alcantara


Molti e molti anni fa, quando gli uomini vivevano con gli dei, a nord dell’Etna, vi era un parco incantato eletto a dimora dalla dea Venere. Questo parco era lambito dal fiume Akesines (infatti negli scritti di Tucidide e di Plinio il Vecchio viene citato come Akesines potamos), mentre i nomi latini erano Assinus o Assinos e Onobala e poi gli arabi chiamarono Al Qantar (il ponte) da cui il nome odierno di Alcantara. Allora le acque del fiume, per volere di Vulcano, erano calde  per permettere alla dea piacevoli abluzioni. Ma Venere, dea dell’amore, si concesse qualche licenza sentimentale che fece giustamente infuriare il dio Vulcano che, mosso dall’ira, fece diventare gelide le acque del fiume. La leggenda vuole che, per volere di Venere, chi abbia il coraggio di immergersi nel fiume possa riacquistare la virilità se uomo e la verginità se donna.

Oggi il fiume ci offre squarci di incomparabile bellezza, siti archeologici che risalgono alla preistoria e al periodo greco-romano, ma anche splendidi manufatti di archeologia industriale (mulini, centrali idroelettriche di fine ‘800) e ambienti geologicamente unici.

Nel sito www.etnanatura.it abbiamo raccolto tutti i possibili sentieri che si possono percorrere:




domenica 21 aprile 2013

Alberi

Alberi!

Foste frecce
cadute dall'azzurro?
Che terribili guerrieri vi scagliarono?
Furono gli astri?
Le vostre musiche (5) vengono dall'anima degli uccelli,
dagli occhi di Dio,
dalla passione perfetta.
Alberi!
Conosceranno le vostre rudi radici
il mio cuore nella terra?

Federico Garcia Lorca

Quante leggende, quanti racconti, quanti sogni nascondono i patriarchi dell’Etna. Dal più famoso, il Castagno dei cento cavalli, che riparò la regina Giovanna e i suoi cento cavalieri in una notte di pioggia che la leggenda vuole sia diventata una notte d’amore, alla Trofa du camperi che cela il segreto di un omicidio (quello del camperi trovato sotto i rami di questo magnifico faggio). E poi l’Aliva ‘mpttata di Misterbianco su cui fu innalzata la campana della chiesa distrutta dalla tremenda eruzione dell’11 marzo 1669 e un altro ulivo, quello di Motta, maestoso e vetusto (vecchio più di mille anni). Per non parlare dell’Ilice Carrinu, l’albero le cui fronde abbracciano un diametro che lo rende, per circonferenza, la pianta più grande del mondo o del pino Zappinazzo, il più alto dell’Etna. Ma per bellezza non possiamo non citare il Faggio della rocca le cui radici si aggrappano alle pietre sull’orlo di un dirupo.
Per una rassegna completa vedi la pagina http://www.etnanatura.it/sentieri/alltematici.php?codice=9 di www.etnanatura.it.

Etna patrimonio mondiale dell'Unesco. Ma......

Dopo il tardo barocco del centro storico di Catania, la nostra provincia, probabilmente entro la prossima estate, sta per fregiarsi del riconoscimento di un altro ‘Patrimonio Mondiale’ dell’Unesco, questa volta riguardante l’intero complesso dell’Etna.
Un riconoscimento che non fa altro che prendere atto della oggettiva unicità del nostro vulcano, per tutte le sue rilevanze ambientali, paesaggistiche e di ricerca scientifica.
Forse quelli che non si rendono conto del privilegio di vivere in questo contesto siamo noi catanesi che lo consideriamo ovvio e scontato per il solo fatto di averlo costantemente davanti agli occhi.
Il pericolo concreto è che l’Unesco approvi l’inserimento dell’Etna nella lista dei ‘patrimoni dell’umanità’, ma che questa approvazione venga ben presto messa a rischio dalla inciviltà e dell’ignoranza dei privati nonché dall’incuria delle istituzioni, uccidendo sul nascere un’occasione unica di sviluppo sostenibile.
Recentemente infatti, per fare degli esempi concreti, Legambiente ha segnalato l’esecuzione di tagli di alberi, in territorio del Comune di Pedara, che non sembrano rispettare le prioritarie esigenze di tutela dei valori ambientali e paesaggistici che l’Ente Parco dell’Etna, istituito nel 1987 dalla Regione Sicilia, dovrebbe perseguire.
Peggio ancora, le stesse richieste di accesso agli atti amministrativi, per ottenere copia delle eventuali autorizzazioni rilasciate o dei provvedimenti sanzionatori comminati non hanno avuto alcun riscontro.
Sempre recentemente, un video pubblicato sul sito de “Il Fatto Quotidiano” ha rilanciato un’altra grave situazione: l’esistenza, cioè, di innumerevoli micro discariche diffuse in tutto il territorio del Parco, spesso contenenti anche materiali particolarmente pericolosi per la salute, e non solo per l’ambiente, come i pannelli e le vasche di amianto, i copertoni, gli elettrodomestici, oltre ai più ordinari sacchi di spazzatura.
Già nel 2008 Legambiente aveva realizzato un primo sommario censimento di queste micro discariche, arrivando a contarne circa 300, pur con la precisazione che si trattava di un conteggio sommario e puramente indicativo.
La denuncia è stata accompagnata dall’elenco dei siti, per ognuno dei quali è stato indicato il Comune in cui ricade ogni micro discarica, la località, la zona del Parco, l’eventuale presenza di amianto e le coordinate geografiche, rilevate mediante dispositivo satellitare.
Dato poi che le aree maggiormente interessate dal fenomeno sono quelle prossime ad arterie stradali o piste carrozzabili, è stato fattivamente proposto di prevedere un censimento di tutte le piste e la loro eventuale chiusura al transito motorizzato, consentendo l’acceso solo ai proprietari dei fondi.
Dopo cinque anni nessuno degli enti compententi -Ente Parco, Comuni e Provincia regionale di Catania- è riuscito a porre rimedio a questa situazione, che anzi sembra aggravarsi e incancrenirsi. Neanche la denuncia alla Magistratura è riuscita a smuovere le acque.
Anche gli emissari dell’Unesco hanno segnalato il fatto, come ammette candidamente lo stesso attuale commissario straordinario del Parco, Giuseppe Calaciura. Ma lui si dichiara sicuro che ciò non costituirà un ostacolo per la positiva conclusione dell’iter del riconoscimento. Cuor contento Iddio l’aiuta?
Da http://www.argocatania.org/

martedì 9 aprile 2013

La Gazzena

La Gazzena è uno splendido pianoro che si affaccia sul mare di Acquegrandi offrendo uno stupendo panorama della timpa acese. Interessante sia per gli aspetti naturalistici (si ritrova la flora caratteristica della macchia mediterranea ma anche residui boschi di quercia, bacolari e terebinto) che per quelli geologici (la presenza di un terrazzamento dovuto a due diverse faglie) e paesaggistici. Ma ciò che la rende unica sono i ricordi di un’azione antropica non invasiva e rispettosa del paesaggio. Scolpita in una roccia si trova ancora la testimonianza di tale intervento: “Arcangelo Calanna beneficò questa terra l’anno del Signore 1868”. Lungo il sentiero vi stupirete nel ritrovare, in un casolare abbandonato, le spoglie, ormai ahimè arrugginite, di una maestosa “locomotiva” che serviva a suggere le acque di un pozzo e la villa Calanna i cui resti, affascinanti ancorché vituperati dal tempo e dall’incuria, vi parlano di un legame culturale e simbiotico col territorio.

Il tutto su www.etnanatura.it:

Sentiero Gazzena.
Villa Calanna.
Acquegrandi.

lunedì 8 aprile 2013

Aiuta Emergency: sms 45505

Da lunedì 8 a domenica 28 aprile manda un SMS o chiama da rete fissa il 45505: donerai 2 euro da cellulare personale o 2/5 euro da telefono fisso a favore del Programma Italia di Emergency. Sostienici per garantire in Italia cure gratuite a chi non può averle. È un diritto di tutti.

Articolo 32 della Costituzione Italiana: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

È un diritto sancito dalla Costituzione eppure, anche nel nostro Paese, ci sono persone che non riescono ad avere le cure di cui hanno bisogno. Sono migranti, poveri, persone in stato di disagio che per molti motivi non hanno accesso al Sistema sanitario: scarsa conoscenza dei propri diritti, difficoltà linguistiche, incapacità a muoversi all'interno di un sistema sanitario complesso.

Per questo abbiamo deciso di intervenire anche in Italia, aprendo due Poliambulatori a Palermo (nel 2006) e Marghera (nel 2010), uno sportello di orientamento socio-sanitario a Sassari (2012), e inviando due ambulatori mobili - i Polibus - laddove c'è più bisogno (dal 2011). È il nostro Programma Italia, che vogliamo ampliare nei prossimi mesi aprendo due nuovi Poliambulatori, a Polistena (RC) e a Napoli, e allestendo due nuovi ambulatori mobili.

Per farlo ci serve anche il tuo aiuto: donando con un SMS da cellulare personale o una chiamata da rete fissa al 45505 sosterrai il nostro Programma Italia.
Sostieni Emergency per garantire in Italia cure gratuite a chi non può averle. È un diritto di tutti.

Il valore della donazione sarà di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari TIM, Vodafone, WIND, 3, PosteMobile, CoopVoce e Noverca. Sarà di 2 euro anche per ciascuna chiamata fatta allo stesso numero da rete fissa TeleTu e TWT e di 2 o 5 euro per ciascuna chiamata fatta allo stesso numero da rete fissa Telecom Italia, Infostrada e Fastweb.

sabato 6 aprile 2013

Santa Tecla

Uluch Alì nacque in Calabria, col probabile nome di Giovanni Dionigi Galeni, nel 1519.
Stava per entrare in convento e divenire monaco, quando fu catturato dal corsaro algerino Khayr al-Dīn Barbarossa nel 1536 a le Castella, presso Isola di Capo Rizzuto in Calabria. Fatto prigioniero e messo al remo, rinnegò la religione cristiana dopo alcuni anni, per poter uccidere un turco che lo aveva schiaffeggiato e non essere di conseguenza ucciso in base alla legge islamica: questo episodio è riferito nel Don Chisciotte da Miguel de Cervantes, che lo aveva appreso mentre era anch'egli schiavo dei turchi. Diventato musulmano, sposò la figlia di un altro calabrese convertito, Jaʿfar Pascià e iniziò la propria carriera di corsaro, con grande successo. Divenne governatore (bey) d’Algeri, di Tripoli e di Tunisi. Da corsaro imperversò in tutto il Mar Mediterraneo. Opera sua furono le catture nei pressi di Favignana della galera di Pietro Mendoza (1555 ca.), a Marettimo quella di Vincenzo Cicala e Luigi Osorio (1561). Il suo nome è legato a numerose incursioni sulle coste italiane, soprattutto quelle del Regno di Napoli, allora dominio spagnolo. In una di queste incursioni, al comando di sette galee e trecento pirati, sbarcò sulle coste di Santa Tecla (ora frazione di Acireale) inutilmente protetta da una garitta (vedi Wikiedia). La garitta di Santa Tecla esiste ancor oggi ed è immersa in un bosco mediterraneo di singolare bellezza miracolosamente risparmiato dal vandalismo urbanistico. Il sentiero proposto parte dal porto di Santa Tecla per arrivare, lungo la costa, al mare di Stazzo.
Maggiori info nella pagina “Santa Tecla” di www.etnanatura.it.

mercoledì 3 aprile 2013

L'ira della montagna

Stavolta l'Etna ha fatto sul serio. Forti boati hanno fatto tremare le abitazione dei paesi Etnei e un densa coltre di fumo nero si è levata alta nel cielo a partire dal cratere di sud-est. Su www.etnanatura.it sono disponibili le immagini registrate dalle webcam durante il fenomeno parossistico (http://www.etnanatura.it/eruzioni/argomento.php?dir=2013_Aprile&descr=2013%20Aprile).

lunedì 1 aprile 2013

Timpa Falconiera

La timpa Falconiera ad Acireale è una splendida terrazza sul mare Ionio che conserva molti tratti di macchia mediterranea e di quello che doveva essere un magnifico bosco di querce. Il sentiero è reso agevole dal tracciato della vecchia ferrovia che permette anche l'attraversamento di tre gallerie di notevole fascino. All'inizio del percorso si ritrova una grotta lavica con i caratteristici rotoli. Maggiori info su www.etnanatura.it:
Timpa Falconiera.
Grotta Falconiera.

sabato 30 marzo 2013

Grotta Giuffrida

La grotta Giuffrida si trova all'interno di uno splendido limoneto alla periferia sud di Acireale. E' un anfratto caratterizzato da una serie di interstizi che si fanno strada fra enormi blocchi di basalto. Maggiori info nella pagina Grotta Giuffrida di www.etnanatura.it.

domenica 24 marzo 2013

Riconco di Liricio

Si tratta di una cavità legata a fenomeni clastici. E' costituita da un unico vano suddiviso da un rudimentale muro a secco che delimita un terrazzamento. La volta, alta all'ingresso circa sei metri, è di lava a grossi prismi e risulta notevolmente fratturata. Il pavimento nel primo tratto della cavità è di detriti e grossi massi, mentre nel resto predominano la terra e i detriti. E' presente un notevole stillicidio. La depressione su cui si apre la grotta e il primo tratto della stessa sono ricchi di vegetazione e all'ingresso della cavità si notano cumuli di guano e piume. (Da mungibeddu.it)
Maggiori informazioni sulla pagina "Riconco di Liricio" di www.etnanatura.it.

martedì 19 marzo 2013

Timpa Leucatia

La timpa Leucatia è una collina vulcanica che si trova nell’immediata periferia nord-ovest di Catania. Si tratta di una zona umida dovuta allo zampillare di numerosi ruscelli che un tempo, grazie ad un’opera di formidabile ingegneria idraulica di cui ancora rimangono diverse testimonianze, riforniva di acqua il convento dei Benedettini e una parte della città di Catania. La presenza di acqua favorì l’insediamento urbano fin dall’età del bronzo e testimonianze di tale stanziamento si ritrovano ancor oggi nella stessa timpa e nelle grotte a valle, come la grotta Petralia e la grotta dei roditori. Anche in questo caso dobbiamo però segnalare situazioni di degrado e di abusivismo ma questa è una storia, ahinoi, tristemente risaputa. Per maggiori info vedi la sezione “Timpa Leucatia” di www.etnanatura.it.

domenica 17 marzo 2013

Grotta Petralia

La grotta Petralia è da annoverare fra le più imponenti e interessanti caverne dell'hinterland etneo. Al suo interno sono state rinvenute, e tuttora permangono, numerose testimonianze dell'età del bronzo antico. Probabilmente fu luogo di culto e di sepoltura. Gli archeologi hanno ritrovato numerosi oggetti in selce, ossa di mammiferi, interessanti ceramiche e scheletri umani. Per accedere alla grotta si deve contattare la signora Petralia che è il nume tutore della grotta (si deve a lei se non è stata distrutta durante i lavori per la costruzione del canale di gronda) e che vi affascinerà con innumerevoli aneddoti legati alla storia della grotta.

martedì 12 marzo 2013

Il sentiero del mito


Resto convinto del fatto che non sempre è necessario sfidare sé stessi verso sentieri impossibili per vivere una vera avventura. La curiosità, l’attenzione alle piccole cose spesso ci svelano piccoli tesori nascosti dalla consuetudine e, come nel nostro caso, magari affogati nell’indecenza di una fagocitante edilizia di predazione. Ma i tesori stanno lì ed è questo loro celarsi che magari li ha salvati dalla distruzione. Il mio sentiero del mito parte da Capomulini (http://www.etnanatura.it/sentieri/sentieri.php?nome=Capomulini), piccolo borgo sul mare di Acireale, per arrivare alla Torre di Casalotto (http://www.etnanatura.it/sentieri/sentieri.php?nome=Torre_di_Casalotto) in Aci Catena.
Capomulini, vissuta in maniera distratta da bagnanti estivi, d’inverno, nel “silenzio” dei flutti del mare, ci permette di riscoprire da una prospettiva diversa i faraglioni di Aci Trezza ma anche dei piccoli tesori archeologici. E’ qui che è nata la romana Xifonia della quale Capomulini conserva i resti di un tempio. Il borgo era il nodo terminale dei mulini (http://www.etnanatura.it/sentieri/sentieri.php?nome=Mulini_di_Aci) che servivano a conciare la pelle. Risalendo sulla strada dei mulini si arriva alle terme romane di Santa Venera al pozzo (http://www.etnanatura.it/sentieri/sentieri.php?nome=Terme_Santa_Venera) e poi, ancora più in alto, i resti della Torre di Casalotto, una masseria fortificata (baglio) dal quale di domina la baia di Aci Castello.

venerdì 8 marzo 2013

Grotta delle femmine

Un modo atipico per ricordare l'8 Marzo può essere una visita alla Grotta delle Femmine lungo il sentiero per la grotta dei Lamponi. Si tratta di una grotta ben conservata dentro la quale sono stati rinvenuti reperti risalenti alla cultura del Castelluccio. Ulteriori notizie nella pagina "Grotta delle femmine" di www.etnanatura.it.

Oasi del Simeto e abusivi

Da diversi mesi non si parla più di abbattimento di costruzioni abusive nella Riserva Oasi del Simeto.
L’iniziativa che nella stagione estiva era stata tanto pubblicizzata aveva portato alla demolizione di alcune costruzioni abusive, sollecitata giustamente dalla Procura di Catania, oggi sembrerebbe essersi inspiegabilmente fermata.
Il Simeto come noto oltre ad essere riserva naturale regionale, per la sua importante biodiversità è tutelata dalla normativa di rilevanza europea Rete Natura 2000.
Oggi in piena crisi economica la riserva se fosse ben gestita, potrebbe diventare anche un polo di attrazione di turismo naturalistico con grande vantaggio per tutta la città; sono infatti pochissime le città che vantano un patrimonio naturale di tale rilevanza a pochi chilometri dal centro. Ma gli interessi di chi abusivamente ha costruito impediscono tutto ciò.
WWF e LIPU Catania hanno inviato quindi una richiesta di chiarimenti al Sindaco del Comune di Catania. Le associazioni hanno chiesto:

· di conoscere le motivazioni per le quali non risulta si stia procedendo alla demolire delle costruzioni abusive.
· di riprendere immediatamente le demolizioni delle costruzioni incompatibili con la riserva stessa;
· di redigere il Piano di Utilizzo della zona B, la cui redazione, di competenza del Comune, accumula un ritardo di molti anni
· di conoscere lo stato di fatto delle numerose costruzioni acquisite al patrimonio pubblico in quanto abusive, presenti nell’area protetta. E se è vero che alcune di esse successivamente al sequestro siano state oggetto di ulteriori lavori abusivi.

Maurizio Musmeci
Presidente WWF Catania

Giuseppe Rannisi
Delegato LIPU Catania

lunedì 4 marzo 2013

Grotte dei Taddariti & C

In contrada Giampasquale, nel comune di Belpasso, è possibile visitare le grotte dei Taddariti e della Madonna della Roccia. Anche queste grotte sono dovute all'eruzione del 1669 tristemente famosa per le conseguenze disastrose che si ebbero in molti paesi del comprensorio etneo. Purtroppo la grotta della Madonna della Roccia e la grotta Taddariti I hanno subito notevoli e gravi interventi umani che ne hanno alterato lo stato. Interessante risulta invece la grotta dei Taddariti II che, malgrado i crolli della volta (questi dovuti ad eventi naturali), presenta un ambiente intatto sia nei suoi aspetti geologici che nella fauna e flora caratteristiche di molte grotte etnee.
Grotta Madonna della Roccia
Grotta Taddariti I
Grotta Taddariti II

domenica 3 marzo 2013

Grotta Mompilieri


L’antica chiesa dell’Annunziata pare sia stata edificata per la prima volta tra il X e l’XI secolo. L’11 Marzo del 1669, la tremenda colata nata dai Monti Rossi di Nicolosi, forse la colata più disastrosa di cui si abbia notizia in epoca storica, coprì la chiesa con tutti i suoi arredi.  Nel 1689, finanziati dal duca di Massa, ebbero inizio i lavori per riportare alla luce la vecchia chiesa. Nel 1704, all’interno di una grotta lavica, venne ritrovata la statua della Madonna. La grotta oggi conserva, oltre alla statua, i resti del vecchio edificio di culto. Per maggiori notizie vedi la pagina “Grotta di Mompilieri” su www.etnanatura.it.

sabato 2 marzo 2013

Lungo la costa


Con l’arrivo della primavera potrebbe essere interessante riscoprire i paesaggi della nostra infanzia approfittando magari di qualche ora di disponibilità. Vi propongo una serie di itinerari “brevi” lungo la costa che da Riposto giunge ad Aci Castello.

Gancia Chiancone. Carrubba. Praiola. Per quanto distante dalla vetta dell’Etna questa collina sulla spiaggia conserva un momento importante della storia geologica del nostro vulcano. Circa 9000 anni fa un immane collasso del vulcano diede luogo alla formazione dell’attuale Valle del Bove. I detriti furono trasportati verso il mare dando luogo alla collina di Gancia Chiancone.
Tracciato Vecchia Ferrovia. E’ un sentiero che si snoda lungo il tracciato della ferrovia dismessa sulla timpa di Acireale.
Grotta Scannato. Una delle più importanti grotte dell’Etna per dimensione e storia. Si trova in una proprietà privata.
Santa Maria la Scala. Chiazzette. Il piccolo borgo marinaro presenta molti tesori. Visitarlo significa ritornare nella storia e nel mito dei nostri luoghi. Il sentiero delle Chiazzette scende lungo la timpa presentando un paesaggio unico e vi permette di visitare alcuni reperti storici (la Fortezza del Tocco). Affacciandosi poi dalla garitta della pietra Salpa è possibile avvistare i resti della grotta di Galatea ultima alcova dell’infelice storia d’amore fra il pastorello Aci e la ninfa Galatea. Sul alato a sud bellissima la vista della timpa e dei piccoli ruscelli resti dell’antico fiume Aci.
Santa Caterina. Pietra Monaca. Si tratta di due sentieri che scendono dalla cima della timpa verso il mare.
Acque grandi. Lungo una mulattiera che attraversa una scarpata di fascino indescrivibile si arriva sulla costa di Acque grandi nota anche per i reperti fossili. E’ forse l’unica zona della timpa ancora non profanata.
Acitrezza. Aci Castello. Storia, ambiente e, purtroppo, degrado accomunano i due siti.
Il megapillow di Acicastello. I pillows sono le vulcaniti originate da eruzioni submarine, sono la testimonianza dei primordi della storia dell’Etna.
Grotta delle fate. Piccola grotta che potete visitare nella frazione Ficarazzi di Aci Castello. Gradevole il paesaggio circostante caratterizzato da agrumeti e dalla macchia mediterranea.

mercoledì 27 febbraio 2013

Lottiamo contro il degrado


Dopo molte titubanze ho deciso di iniziare una nuova sezione su www.etnanatura.it dedicata al degrado in cui versano molti siti naturalistici della provincia di Catania. Purtroppo non è difficile ritrovare, anche nei posti più affascinanti e protetti, discariche abusive, centauri che profanano i boschi, costruzioni di una bruttezza assoluta. Il tutto avviene senza che vi siano efficaci azioni di controllo, prevenzione e sanzione da parte delle autorità responsabili (Ente Parco dell’Etna, enti gestori delle aree protette, Regione Sicilia, comuni, etc). Le denunce del WWF, della Lipu e di Italia Nostra non hanno mai avuto un riscontro positivo.  Questa iniziativa si prefigge di attivare, da parte degli utenti del web, un’azione di monitoraggio, segnalazione e denuncia nella speranza che qualcosa possa cambiare. La prima pagina ho deciso di dedicarla al comune di Paternò che presenta tesori paesaggistici e storico-archeologici profanati dall'inciviltà di alcuni cittadini e dall'incuria delle amministrazioni. Ecco il link relativo.

domenica 24 febbraio 2013

Valle del Simeto

Partendo da Ponte Barca, nel comune di Paternò, è possibile seguire l'argine del Simeto per molti chilometri riscontrando una notevole varietà di habitat naturali che integrano un ambiente faunistico di sicuro interesse. Sentiero "Valle del Simeto" di www.etnanatura.it.

venerdì 22 febbraio 2013

Simeto Salinelle

In contrada Salinelle di Paternò il Simeto procede quieto e si allarga in un’ampia ansa. E’ facile ritrovarvi diversi uccelli acquatici. Purtroppo la quiete viene spesso volgarmente interrotta da centauri rombanti che scorrazzano indisturbati fra le dune.  Come in quasi tutti i siti del comune di Paternò non mancano depositi di spazzatura e discariche abusive. Maggiori informazioni nella pagina “SimetoSalinelle” di www.etnanatura.it.

martedì 19 febbraio 2013

Eruzione Etna

Per rivedere le immagini delle webcam che testimoniano l'eruzione dell'Etna di questa notte clicca qui.