sabato 18 maggio 2013

Fra storia, leggenda e mistero. Le chiese antiche.


Il terremoto dell’11 gennaio del 1693 viene ricordato come il più immane evento sismico mai registrato in Italia in periodo storico. Provocò la distruzione di oltre 45 centri abitati e la morte di più di 60.000 persone. Pochissime furono, in territorio etneo, le chiese che resistettero al sisma e quasi tutte riportarono seri danni.
Fra queste, prima per vetustà e fascino, la piccola basilica di San Giovanni, bagnata dal ruscello Catalfaro nei pressi di Palagonia. Si tratterebbe di un edificio risalente al periodo bizantino intorno al V secolo. Oggi restano a testimonianza alcune arcate e dei pilastri. Meglio conservata la cuba di Castiglione dedicata a Santa Domenica, sorse probabilmente tra il 775 ed i primi anni dell’800, dopo la morte dell’imperatore Costantino V figlio dell’imperatore Leone III° detto l’Isaurico. Un’altra Cuba, più piccola e dalla struttura più tozza, ma non per questo meno interessante, è quella di Malvagna anch’essa edificata, molto probabilmente, intorno al VII secolo. Sempre in epoca bizantina fu costruita la cuba di Santo Stefano a Dagala, frazione di Santa Venerina, oggi soffocata e nascosta dall’edera che rischia di compromettere definitivamente la stabilità dell’edificio. Ma, per mistero e fascino, meritano una citazione particolare i resti dell’abbazia del SS. Salvatore della Placa detta Badiazza. Nel 1092 il conte Ruggero D’Altavilla, trovandosi a transitare per i boschi della Placa, incontrò l’Anacoreta Cremete. Affascinato dalla figura dell’eremita ordinò che venisse costruito un monastero basiliano e affidò la direzione proprio a Cremete che ne divenne il primo abate.


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